60° Torneo Internazionale U-19 ACB

22-25 aprile 2000

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Intervista al tecnico dell'U18 del Bellinzona

A due giorni dall'inizio del Torneo mi sono intrattenuto con Danilo Castelli, tecnico della nostra under 18 (U19 nella manifestazione pasquale).

Come è andata la preparazione in vista del Torneo?

La preparazione non è stata ottimale poiché siamo stati condizionati dal brutto tempo e, soprattutto, da parecchi infortuni; stiamo lavorando un po' in emergenza: Vassa (Kamara, ndr), Fausto (il portiere Gargiulo, ndr) ieri sera, Lombardo che rientra, Maggetti che prende l'influenza, ecc. È chiaro che abbiamo comunque seguito un programma di preparazione: purtroppo non abbiamo potuto provare la squadra  come avrei voluto. L'ideale sarebbe stato disputare 3-4 amichevoli al completo, ma a causa della pioggia, degli infortuni e degli impegni di alcuni giocatori con la prima squadra, impegnata in un campionato molto difficile e che pure ha avuto dei problemi con alcuni giocatori infortunati, ciò non è stato possibile.

Gli infortunati dovrebbero rientrare?

Non lo so. Speriamo di sì, anche se inevitabilmente qualcuno non sarà in condizioni ideali.

Quali sono le ambizioni in questo Torneo?

Fare esperienza, andare il più lontano possibile. Ci confronteremo con questi avversari molto forti, cercando di fare bene, come abbiamo fatto ultimamente in tre tornei internazionali. Si spera di riuscire a migliorare la posizione dell'anno scorso.

Cosa significa per i nostri giovani partecipare a questo Torneo?

È una grossa soddisfazione. Per alcuni questa manifestazione potrà rappresentare il traguardo massimo della carriera, mentre per altri, costituisce una vetrina per aprirsi le porte verso il calcio professionistico. Naturalmente si spera che un buon numero di ragazzi possa raggiungere parecchie soddisfazioni, magari proprio partendo da questo Torneo, che è molto seguito dai tecnici, dai procuratori, ecc.

E per l'allenatore?

È una grossissima soddisfazione, poiché sia per me, che per i giocatori, si ha la possibilità di confrontarsi con le migliori scuole calcistiche. Recentemente abbiamo ad esempio incontrato due volte il Torino (in finale ad Asti ed a Viareggio, ndr), incontrando alcuni grandi giocatori. Cito soltanto Pinga e Calaiò: Pinga è da due domeniche che gioca in serie A, risultando il migliore della sua squadra contro avversari da Champion's League come Parma e Milan, al quale ha segnato due reti. Ebbene l'aver affrontato questi giocatori, in grado di ben figurare contro i migliori calciatori al mondo, e l'essersi dimostrati all'altezza della situazione ci permette di capire che anche alcuni nostri ragazzi, se inseriti in un tessuto collaudato potrebbero fare qualche cosa di buono.

Castelli tiene poi a fare una precisazione:

È molto importante chiarire la questione degli stranieri: ci servono e l'abbiamo visto anche nelle prime partite di campionato, dove solo con i giocatori cresciuti nel vivaio si sono incontrate delle difficoltà. Il fatto è che a livello svizzero si riesce a giocare anche senza giocatori stranieri, però non si riesce ad emergere, mentre a livello internazionale si sarebbe costretti a subire costantemente il gioco degli avversari, erigendo unicamente barricate e rischiando di prendere delle batoste. Parecchi criticano la presenza di questi stranieri, dicendo che tolgono il posto ai nostri giocatori, mentre in realtà il loro innesto permette ai nostri talenti di giocare a viso aperto, affrontando alla pari alcune tra le migliori squadre al mondo.
Il problema è che non abbiamo un bacino enorme di ragazzi da formare -la nostra scuola calcio conta solo 30 bambini, mentre già a Lugano sono 300! (un chiaro invito ai ragazzi a partecipare alla scuola calcio il mercoledì pomeriggio al Comunale, ndr)-, per cui solo grazie all'innesto di questi giovani stranieri è possibile permettere ai nostri migliori ragazzi di crescere e di maturare in un contesto che li porti ad emergere nel calcio professionistico. Certo ci sono le generazioni eccezionali, dove una squadra composta unicamente da giocatori del vivaio può competere a livello internazionale, ma è raro. Normalmente è anche grazie all'innesto di questi giocatori che i nostri ragazzi più talentuosi hanno la possibilità di fare un Torneo praticando un calcio propositivo, impostando cioè il proprio gioco e non solo subendo quello dell'avversario. Non si tratta infatti solamente di fare risultato, ma anche e soprattutto della maniera di impostare la partita, riuscendo ad imporre il proprio gioco anche contro avversari come il Bayern Monaco ed il Barcellona, semifinaliste di Champion's League oppure il Leeds United (semifinalista in Coppa UEFA) o il Vitoria ed il Parma, per non parlare del Boca Juniors, una delle squadre più forti al mondo, che cura parecchio il settore giovanile (come del resto le altre squadre citate).

 Intervista raccolta giovedì 20 aprile 2000 alle ore 20.00 da Marzio Conti.

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