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Tre domande a .... Aldo Venzi

 

Oggi per la serie “3 domande a …” abbiamo incontrato Aldo Venzi, già giocatore granata nel corso degli anni ’80 ma soprattutto ora impegnato in primissima persona nella gestione del settore giovanile dell’ACB.

 

Ciao Aldo, parlaci del settore giovanile dell’ACB in generale e del tuo ruolo in particolare ?

Il settore giovanile è suddiviso in 4 poli: formazione, immagine & marketing, infrastrutture & materiale e sanitario; io sono alla testa del primo, ossia sono il responsabile tecnico di tutte le nostre squadre dalla under 19 agli allievi E senza poi dimenticare la scuola calcio del mercoledì pomeriggio. Tutto lo staff tecnico si riunisce una volta al mese ed in quell’occasione io do le direttive sulle attività da svolgere soprattutto per il “calcio d’elite” (ossia per under 19, 16 e 15), mentre collaboro strettamente con Michele Gigantelli per coordinare le attività del “calcio di base”. Mi occupo quindi di compiti specifici nell’ambito della formazione dei talenti con l’organizzazione di programmi speciali durante i periodi di vacanze scolastiche, oppure tutti i giovedì durante la pausa di mezzogiorno alleno un gruppo di giocatori delle squadre under 16 e 15. Svolgo pure lavori amministrativi come quello di curare i contatti con l’ASF, ma il compito più importante è legato alla mia funzione di punto di riferimento per tutti gli allenatori attivi nel nostro settore giovanile. Tengo molto ad una struttura dove tutti agiscono in sintonia, non possono e non devono esistere compartimenti stagni.

 

Come ti trovi e come evolve la situazione ?

Prima di tutto devo dire che sono molto contento di essere tornato nell’ACB, ossia nella società dove sono cresciuto calcisticamente fino a calcare i campi di Divisione Nazionale. Per quello che riguarda il mio ruolo attuale ho sensazioni veramente positive grazie al fatto che la dirigenza è indubbiamente cosciente dell’importanza che un settore giovanile riveste e di conseguenza sento che la volontà è quella giusta: insomma i dirigenti granata ci sono vicini e questo è indubbiamente un fattore molto importante e altrettanto positivo. Prima di parlare dei nostri progetti premetto che essi sono per forza di cose a medio-lungo termine (come del resto presso tutte le sezioni giovanili). La nostra intenzione è quella di creare un’ottima collaborazione con tutte le società del sopraceneri e del moesano, ossia di tornare ad avere l’ACB quale sodalizio faro per tutti i giovani e di conseguenza di trasformare le squadre under 19, 16 e 15 in una sorta di selezione per i migliori giovani della nostra regione. Per raggiungere questo obiettivo bisogna da un lato ritoccare l’immagine dell’ACB e contemporaneamente aiutare i giovani in un momento molto delicato della loro crescita, ossia nel periodo che segue la scuola dell’obbligo. Ripeto gli obiettivi devono essere a medio-lungo termine e in quest’ottica dobbiamo permettere al più alto numero di giovani possibile di ambire a giocare in Lega Nazionale, sono convinto che il serbatoio potenziale esiste, tocca però ora a noi creare le premesse necessarie.

 

Cosa ci dici dei successi avuti quest’anno da diverse nazionali giovanili elvetiche ?

Sono molto contento di questi risultati perché il calcio svizzero ha indubbiamente bisogno di rifarsi un’immagine. Debbo però francamente aggiungere che come ticinese mi sento un po’ estraneo a tutti questi successi, ciò dal momento che nello staff tecnico dell’ASF e rispettivamente nei ranghi delle diverse nazionali un grande bacino quale quello del Ticino e del Moesano non viene considerato come meriterebbe.

Tutto questo non vuol però dire che i successi delle nazionali giovanili e di quella maggiore non siano importanti, anzi hanno una ricaduta formidabile su tutto il movimento perché invogliano i giovani a praticare questo splendido sport. Il concetto è molto semplice: i successi dei vari Lombardo, Yakin, Chapuisat, Vogel, Celestini, ecc. rendono il calcio attrattivo e quindi creano entusiasmo. Non dimentichiamo che l’entusiasmo è una componente vitale dei successi ed è qualcosa che non si può insegnare, bisogna averlo dentro.

 

Da parte nostra pensando alla nostra prima squadra ed ai nostri tifosi ci permettiamo di riproporre quest’ultimo concetto: l’entusiasmo è una componente vitale dei successi.

 

17 ottobre 2002